Alessandro Rapiti

Il dubbio

Solo nella radura, il leone sente le voci dei genitori che lo invitano a diffidare dell’uomo. Ma per la prima volta osa mettere in discussione ciò che ha sempre creduto, e da questo dubbio nasce il coraggio di agire.

Il giovane leone restò a lungo nella radura, con il muso rivolto al cielo. La luna era così piena e luminosa che pareva osservare ogni suo pensiero. Il vento muoveva l’erba alta e sembrava sussurrare: “Non fuggire più… non fuggire più…”.

Ma dentro di sé, il leone sentiva ancora le voci dei suoi genitori, scolpite come pietra: — Non fidarti degli uomini. Loro sono il pericolo. —

Quelle frasi lo avevano guidato per tutta la sua giovane vita. E ora, mentre pensava ad Amara, al suo pianto, al suo volto segnato dalle lacrime, il suo cuore gridava qualcosa di diverso: — Non è il pericolo. È una bambina. È innocente. È fragile. E io l’ho lasciata sola. —

Il leone si alzò in piedi e, per la prima volta, provò il coraggio di mettere in dubbio ciò che gli era stato insegnato. “Forse… anche le parole di un padre e di una madre non sono sempre la verità. Forse il vero coraggio è decidere con la propria testa.”

Quella consapevolezza lo fece tremare. Non aveva mai osato pensare diversamente dai suoi genitori. Eppure, quella notte, comprese che crescere significava anche questo: scegliere chi vuoi essere, anche quando il mondo ti dice il contrario.

Si mise a camminare nella foresta, deciso. Ma sapeva una cosa: da solo non ce l’avrebbe fatta. Gli uomini erano forti, più forti di lui, e soprattutto furbi. Doveva esserlo più di loro.

Mentre rifletteva, udì tre miagolii sottili. Si voltò e vide, sotto un grande albero di baobab, tre gatti dalla pelliccia lucente e dagli occhi che brillavano nella notte come gemme.

Erano Merlino, Morgana e Artù. Tre fratelli che abitavano nella foresta, conosciuti da tutti gli animali per la loro intelligenza e la loro astuzia.

— Che ti tormenta, giovane leone? — chiese Morgana, la più anziana, con voce calma e saggia. — Perché i tuoi occhi sono pieni di tempesta? — aggiunse Merlino, sinuoso e misterioso come la notte stessa. E infine Artù, il più vivace dei tre, saltò su un ramo e disse: — Dimmi che si tratta di un’avventura!

Il leone abbassò lo sguardo, poi lo rialzò con fermezza. — C’è una bambina in pericolo. È stata presa dagli uomini e rinchiusa. Ho promesso di salvarla… e sono fuggito. Ma non voglio più fuggire. Ho bisogno del vostro aiuto.

I tre gatti si scambiarono uno sguardo complice. Poi Morgana annuì lentamente. — Gli uomini sono avidi e distratti. Possiamo ingannarli. Noi faremo da esca: ci mostreremo e li porteremo lontano. Mentre loro ci inseguono, tu andrai dalla bambina e la libererai.

Gli occhi del leone brillarono di gratitudine. — Davvero lo fareste? — — Certo — miagolò Merlino con un sorriso sottile. — Non si abbandona chi è in difficoltà. — E poi — aggiunse Artù, facendo una capriola nell’erba — sarà divertente prenderli in giro!

Il giovane leone sentì un’ondata di forza nuova. Non era più solo. La paura non era scomparsa, ma ora non era più un ostacolo: era diventata il fuoco che lo spingeva ad agire.

Quella notte, sotto la luna che illuminava la foresta, nacque un piano di coraggio. Un piano che avrebbe cambiato tutto.

Il dubbio