Alessandro Rapiti

Il piano astuto

Con l’astuzia di tre gatti e la forza di una promessa mantenuta, il leone libera la bambina. Così la paura diventa alleata, l’amicizia diventa salvezza, e il destino si trasforma in leggenda.

L’alba stava per sorgere. Il cielo si tingeva di rosa e d’oro, e i primi raggi di sole filtravano tra le foglie della foresta. I rapitori uscivano dalla capanna: parlavano a bassa voce, decisi a spostare la bambina prima che qualcuno li scoprisse. Amara, con gli occhi stanchi e pieni di paura, venne trascinata per un braccio lungo il sentiero.

Ma da dietro un cespuglio, tre paia di occhi brillavano. Merlino, Morgana e Artù erano pronti.

— Ora — sussurrò Morgana, e i tre gatti balzarono fuori all’improvviso.

Con movimenti agili e veloci, si misero a correre davanti agli uomini, la coda alta e lo sguardo provocatorio. Merlino lanciava miagolii lunghi e misteriosi, Artù si fermava e ripartiva come per sfidarli, mentre Morgana guidava i fratelli con astuzia.

— Guardate! Dei gatti grossi e ben pasciuti! — gridò uno dei rapitori. — Se li prendiamo, avremo carne per giorni! E senza pensarci due volte, i tre uomini si misero a inseguire le piccole ombre scattanti.

La bambina restò sola, con le mani ancora legate. Il suo cuore batteva all’impazzata. Non capiva cosa stesse succedendo, ma sentiva che qualcosa stava cambiando.

Fu allora che tra i cespugli emerse il giovane leone. La sua criniera brillava alla luce dell’alba, e nei suoi occhi non c’era più esitazione. — Sono tornato — disse con voce calma ma forte.

Amara lo guardò incredula. — Lo sapevo… sapevo che non mi avresti lasciata sola.

Il leone si avvicinò piano, afferrò le corde con i denti e, con un morso deciso, le spezzò. Le fibre si sbriciolarono e le mani della bambina furono finalmente libere.

— Corriamo — disse lui.

Insieme si inoltrarono nella foresta, lontano dal sentiero. Gli alberi sembravano aprirsi al loro passaggio, come per proteggerli. L’aria profumava di libertà, e ogni passo li allontanava dal buio della prigionia.

Più avanti, tra i rami, i tre gatti li aspettavano, ansimanti ma felici. — Li abbiamo portati lontano — miagolò Morgana. — Non torneranno presto. — E poi — rise Artù — credo che si siano già persi! Merlino annuì serio, ma con gli occhi pieni di luce: — Ora siete liberi.

Amara si gettò in ginocchio e abbracciò il collo del leone, stringendolo forte. Le sue lacrime non erano più di paura, ma di gioia. — Grazie — sussurrò. — Sei il mio eroe.

Il giovane leone chiuse gli occhi, sentendo quelle parole scaldargli il cuore. Aveva avuto paura, sì. Aveva persino abbandonato. Ma aveva saputo tornare, aveva saputo cambiare, e aveva trovato il coraggio di agire con la sua testa e con i suoi amici.

Perché il coraggio non è assenza di paura. Il coraggio è sentire la paura… e scegliere comunque di fare la cosa giusta.

Il piano astuto